Amore per gli orizzonti e il vino della Maremma
La Tenuta Serpaia di Endrizzi è nata così, dall’ innamoramento di Paolo, Christine e di tutta la famiglia Endrici per gli orizzonti e i vini della Maremma.
Una Toscana decisamente meno turistica, ma altrettanto generosa di emozioni, come quelle che si provano al tramonto sul Golfo di Talamone, simbolo della sua costa. Una terra di vigneti tenaci e assolati, patria di quei vini toscani che negli anni ’90 del secolo scorso hanno vissuto la loro consacrazione a simbolo del più esclusivo “made in Italy”.
Nel Capodanno del ’99, la famiglia Endrici, insieme a Thomas Kemmler, fratello di Christine, decide di acquistare i poderi Maremmello e Querciolaia nei pressi di Fonteblanda nel Grossetano. Terreni ricchi di minerali, ma fino ad allora destinati solo al pascolo per le capre e pieni di serpi.
Ma che fate qua? L’è tutta una Serpaia!
È l’ormai noto commento del vicino che diede allora lo spunto per la scelta del nome, “Serpaia di Endrizzi”.
Oggi la Tenuta Serpaia di Endrizzi è un podere di 26 ettari, di cui 18 vitati e coltivati con varietà a bacca scura – Sangiovese, Ciliegiolo, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot – e con una produzione di circa 80.000 bottiglie all’anno di vino della Maremma.
Stile Serpaia, un’evoluzione naturale
Per circa un ventennio i vini toscani Serpaia di Endrizzi hanno preso la via commerciale del Centro Europa, affermandosi come brand di riferimento soprattutto in Svizzera e in Germania.
Serpaiolo, Mèria, Dono e poi Gran Serpaia, veri vini di Maremma che si sono plasmati secondo un gusto internazionale: corposi, fruttati, rotondi, dai tannini pronti.
È tra il 2016 e il 2021 che si registra un decisivo rinnovamento. Prima con l’ingresso in azienda di Lisa Maria e Daniele, quinta generazione degli Endrici, la cui attenzione si è da subito concentrata su un’ulteriore valorizzazione del grande potenziale dei vigneti Serpaia. Poi con il trasferimento dal Trentino alla Maremma di Torben Endrici, marito di Lisa Maria; un trasferimento che risponde alla necessità di seguire in prima persona e direttamente i lavori di campagna e le operazioni di vinificazione a Fonteblanda.
Nei decenni precedenti, infatti, erano i collaboratori e i consulenti di Endrizzi a seguire perlopiù a distanza i lavori e le operazioni, attraverso il contatto con i contadini e vignaioli di fiducia presenti sul posto. Grazie a Torben, ora la distanza è annullata e la famiglia Endrici può operare direttamente sulla Tenuta Serpaia di Endrizzi.
La forza di Lisa Maria, Daniele e Torben sta proprio in questo: nell’aver potuto e saputo assimilare gli stimoli del mercato internazionale in tema di vino e branding, per progettare insieme un percorso stilistico dei vini toscani Serpaia di Endrizzi che mira alla longevità, all’eleganza e salubrità del prodotto. Come spiega Torben, infatti:
“Vogliamo portare Dono, il nostro Sangiovese in purezza, a diventare un portabandiera del varietale, investendo nelle prossime annate sul potenziale di affinamento e sulla freschezza. Ma questa tendenza interesserà tutta la nostra produzione toscana, l’amato rosso Mèria e il Merlot Gran Serpaia in primis. Siamo sulla via di una naturale eleganza gustativa che non abbiamo ancora espresso pienamente in passato, ma che il nostro incredibile terroir ci permette di raggiungere.”
Torben Endrici, lo sguardo di un attento osservatore
Per avviare questo processo di consapevolezza e definizione del marchio Serpaia e dei suoi futuri vini maremmani, si è compiuta una riqualificazione dei vigneti Serpaia. Spiega ancora Torben:
“Negli ultimi due anni sono state portate a termine tutte le analisi dei terreni di tutti gli appezzamenti, così da poter lavorare nel rispetto del pH e della composizione del singolo terreno con le giuste concimazioni e i giusti trattamenti. Dal 2021 sono stati anche introdotti il sovescio perenne e l’inerbimento totale dei vigneti. L’obiettivo della famiglia Endrici è quella di far progressivamente affermare l’anima agricola e naturale di Serpaia.”
Nel 2022 l’Azienda ha provveduto a una serie di importanti acquisti a tutela dei vigneti. A partire dalla stazione meteo, che misura il fabbisogno idrico e che aiuta a pianificare il giusto momento e la giusta quantità di trattamenti, con un conseguente e significativo risparmio degli stessi.
Nel 2023 sono stati automatizzati tanto il sistema di irrigazione, gestibile anche da remoto, quanto l’impianto di fertilizzazione del terreno, che permette di non entrare con mezzi agricoli nel filare e consente di conseguenza al terreno di respirare, evitando un’eccessiva compattazione.
“Vogliamo preparare noi stessi e le nostri viti ai momenti di siccità, che negli ultimi anni stanno diventando un tema cruciale per la viticoltura mondiale. Trattiamo le piante il meno possibile e non solo con rame e zolfo; utilizziamo prodotti a base di funghi antagonisti all’oidio, decotti biodinamici di ortica o olio di albedo (il bianco della buccia degli agrumi), così da evitare eccessivi residui permanenti di rame nel terreno e scongiurare quelle note gustative troppo erbacee che passano dalla bacca d’uva trattata eccessivamente al vino stesso. In altre parole, abbiamo cambiato radicalmente rispetto al passato il nostro modo di trattare la vigna: la consideriamo come un essere in grado di autoregolarsi. Il nostro compito è agevolarla in questo suo processo di naturale equilibrio.”
Progettare l’eleganza nel bicchiere, dalla vigna alla cantina
Negli ultimi anni i vigneti Serpaia sono stati convertiti quasi totalmente alla potatura a Guyot, con enormi vantaggi contro la diffusione estremamente diffusa in zona del cosiddetto “male dell’esca” e per la regolarizzazione della produzione annua di uva, che si attesta ora tra i 1,1 e i 1,3 kg per ceppo.
In accordo con gli enologi di Endrizzi e con la famiglia Endrici, Torben ha inoltro introdotto la fermentazione spontanea: i vini della Maremma Gran Serpaia e Dono fermentano ora totalmente con lieviti indigeni.
“Il nostro obiettivo è sempre di più quello di portare il gusto del vigneto nel vino; per noi il gusto non deve dipendere dalla quantità dell’estratto o dalla spalla degli zuccheri residui, ma dalla maturità del corredo fenolico dell’uva, dalla dolcezza dei tannini, dalla croccantezza degli aromi primari varietali. A noi – conclude Torben – spetta proteggere e accompagnare la grande abbondanza di talenti che i nostri Sangiovese, Merlot, Petit Verdot, Cabernet Sauvignon e Ciliegiolo hanno nel loro fortunato DNA di vini della Maremma.“